Al di là delle nuvole…

30 luglio 2008 at 9:52 PM (Uncategorized) (, , , , , , , , )

yunnan
YUNNAN

Lijiang

“A sud delle nuvole”; è questo il significato letterale di Yun Nan, nome della regione birmano-tibetana che si trova a sud del piovoso Sichuan. Dopo aver attraversato catene di montagne e percorso strette gole, che tratteggiano i lineamenti di questa onirica terra, si giunge nella cittadina di Lijiang, capoluogo del distretto autonomo dell’etnia Naxi.
Una pagoda di legno sovrasta la città, dalla collina del Leone. Dayan, la parte antica, mostra come un tempo doveva essere tutta la Cina, quando una fitta rete di canali si intersecava con le strade acciottolate, su cui si affacciavano le piccole e traballanti case di fango e legno.

Lijiang oggi è senza dubbio un luogo turistico, ricostruita secondo il vecchio stile architettonico tradizionale dopo che un terribile terremoto l’aveva praticamente rasa al suolo. Eppure l’atmosfera è incantata, e al calar del sole le lanterne dipingono di rosso i viottoli, i portoni di legno e i cortili; il paesaggio irreale fatto di ponticelli e mulini ad acqua incornicia i rivoli che guidano con discrezione le passeggiate “senza meta”, rendendo il tutto armonioso e attraente. Il silenzio è squarciato da canti confusi e urlati a tutta voce provenienti da una stradina laterale alla piazza centrale. Una fila infinita di locali su due piani traboccano di giovani entusiasti e rumorosi, che si urlano contro filastrocche dai suoni antichi, in una sorta di gara all’ultima nota, che partono dai gruppi provocatori che passeggiano in strada in attesa di risposte da chi si trova sui balconi del secondo piano a bere tranquillamente in compagnia cercando di godersi le finali del reality game Chinese Kung Fu Star Search, dove i concorrenti si contendono la possibilità di esibirsi in un film e in una serie TV, entrambi intitolati Legends of Monk Warriors From Shaolin Temple.
Costumi tradizionali e chitarre acustiche si confondono in un unico allegro colore di giocosità.

Al mattino le strade si animano nuovamente con il mercato e le donne Naxi, con il loro tipico costume tradizionale, sono ovunque…

Il regno delle donne

Ad animare la piccola città un brulicante mercato frequentato da donne Naxi in abiti tradizionali. Per questo popolo la rana è un animale totemico, e l’abbigliamento delle donne del luogo ricorda la fisionomia di questo animale. Portano un coprischiena, allacciato sul davanti con due fasce – incrociate o meno, a indicare se al momento la donna è sentimentalmente impegnata – la cui metà superiore è di stoffa blu e quella inferiore di pelle di pecora chiara. Il costume tradizionale presenta nella parte posteriore una specie di cuscino che serve ad attenuare la pressione dei carichi pesanti. La stoffa è adornata da decorazioni circolari, due grandi e sette piccole, che simboleggiano il sole, la luna e le stelle. Come dire che le spalle delle donne Naxi, piegate dai lavori pesanti, sono rivolte verso il cielo giorno e notte.

Lijiang è la città delle matriarche Naxi, depositarie di una tradizione secolare che sembra riscattare i soprusi e le discriminazioni subite da milioni di donne. Nella società Naxi la donna ha da secoli un ruolo preponderante: è lei a scegliere il compagno, a guidare la famiglia, a lavorare nei campi. Le matriarche hanno mantenuto e continuano a mantenere il controllo attraverso il sistema dell’azhu (amicizia), che consente loro di avere uno o più mariti e amanti senza l’obbligo di vivere sotto lo stesso tetto. Le donne scelgono i propri compagni in occasione di speciali rituali. Per diversi anni i prescelti potranno soltanto “dormire” con le loro donne, continuando a lavorare e a vivere nelle abitazioni materne. Nella loro casa, invece, le donne hanno una propria stanza personale dove ricevono gli amanti, mentre i maschi, quando ospitati, devono accontentarsi di una camera comune.
Sono loro che detengono le redini dell’organizzazione sociale e propendono verso la poligamia; sono, infatti, un popolo molto libero ed elastico nei rapporti familiari. Le donne esercitano la loro autorità sugli uomini mediante rapporti sessuali piuttosto flessibili e gli eventuali figli vivono nella casa della madre, separata da quella del padre. Non esiste l’istituto del matrimonio, sono le donne che decidono tutto in merito alla gestione dei propri rapporti; l’uomo dal canto suo deve provvedere ai bisogni della donna solo fin quando la relazione permane. Secondo la tradizione di questa etnia, chi detiene il comando nella famiglia è la nonna, e chi eredita il patrimonio familiare è la figlia minore. È facile incontrare in giro gruppi di donne; le vedi assieme e spesso mano nella mano, le vecchiette con le giovani, mentre gli uomini vivono in disparte.
I Naxi hanno una struttura matriarcale assoluta, e persino nella lingua il sostantivo femminile indica “forte”, “più grande” o “più importante”. Ma se il potere è nelle mani delle donne, ai maschi resta l’espressione artistica e creativa, senza contare che, nonostante l’assoluto potere femminile tipico delle società matrilineari, tutti i sovrani Naxi sono sempre stati uomini.

Sciamani e Dongba

L’origine dei Naxi non è ancora ben chiara, ma si pensa che alcune migliaia di anni fa, prima di essere condotti qui dagli invasori dell’Asia centrale, vivessero nel nordovest della Cina, nelle attuali province di Qinghai, Gansu e Sichuan. I Naxi sono per certi versi un popolo unico al mondo, famosi per le attività artistiche e per la sopravvivenza degli sciamani, come nella tradizione delle popolazioni tibetane dalle quali discendono. La lora cultura si chiama Dongba, che significa “uomo saggio” (o più precisamente “colui che canta le scritture nei villaggi montani”) inteso nell’accezione di “sciamano”. In una sorta di sincretismo religioso, si mescolano differenti componenti di religioni primitive a base sciamanica con elementi mutuati dal Buddhismo, dall’Islam e, in misura minore, dal Cristianesimo, giunto nella zona con le missioni di evangelizzazione, francesi prima e inglesi poi, dello scorso secolo. Ma ciò che rende veramente unico questo mite popolo cosmopolita è la scrittura pittografica, unico esempio esistente nel mondo contemporaneo, ancora oggi in uso almeno tra gli esponenti più saggi e anziani della popolazione e tra gli artisti locali. In giro per la provincia si vedono cartelli stradali e indicazioni cittadine scritte in geroglifici, una cultura vera, esistente e tangibile.
“Quando il cielo e la terra non erano ancora separati, gli alberi potevano camminare e le pietre parlare”. Questo proverbio si legge nelle scritture Dongba della gente Naxi, conservate in un antico rotolo dipinto. Grazie all’interpretazione di queste antiche scritture è possibile tracciare la storia di questo popolo, delle origini della loro mitologia, magia ed esorcismi. Attualmente si contano 30 o 40 sciamani Dongba ancora in vita, alcuni dei quali lavorano nell’Istituto omonimo di Lijiang per aiutare gli studiosi a decifrare i rotoli. In occasione di eventi importanti i vecchi sciamani eseguono la “danza del fuoco e dei coltelli”.
Non è certo un caso che sia proprio questa la regione che ha ispirato a James Hilton il mito di Shangri-la, la comunità ideale dove prospera la pace.

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*Anche le foto di questo articolo sono mie 😉

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